Dunque arrivarono davanti alla macchina di Jack, lui la fece accomodare, dopodichè con poche parole azionò il motore ed i due iniziarono a scivolare lentamente nel trafficio serale parigino.
Fu Eva a rompere il silienzio:"Scusa Jack, posso chiederti come fai a saper parlare così correttamente l'italiano?"; lui esitò un attimo, come se fosse riemerso dai propri pensieri e spiegò:" E' molto semplice, sono nato da una madre francese e da un padre italiano, era nato a Perugia per poi trasferirsi in Francia dove ha conosciuto mia madre. Durante l'infanzia ho imparato a parlare, leggere e scrivere l'italiano, e per un periodo ho vissuto pure a Milano". Ci fu una lunga pausa e poi Eva replicò:" Io invece abitavo a Roma", e questo abitavo le spezza la voce. Cerca di distrarsi osservando il mondo fuori dal finestrino, stanno passando in una via affollata, e non molto lontano riesce a scorgere l'imponente piramide del museo più famoso del mondo. Sinceramente non le era mai piaciuto quel monumento, troppo moderno e grossolano, ma aveva sempre desiderato trovarsi faccia a faccia con la Gioconda. Poi un'altra via, i negozi stanno tirando giù le brandine, ed ecco a lato la Tour Eiffel, elegante, superba e bellissima: il tramonto fa uno sfondo perfetto dietro la sua ombra.
"Sai, sei molto fortunata ad aver trovato un appartamento affacciato sul centro di Parigi, da quello che mi hanno detto è molto grazioso"Eva soffermò quelle parole. Più sentiva la sua voce, e più ne restava affascinata: era bassa ma non troppo, leggermente rude, piena di fascino.
Passarono 20 minuti ed ecco che Jack rallentò fino a fermarsi davanti ad un palazzetto . Le aprì la portiera, le prese la mano e disse:"Eccoci qua, come sai è Sabato, hai un intero giorno di rilassamento prima di iniziare il nuovo lavoro, preferisci che Lunedì mattina vengo a prenderti? Così potrai vedere..." Eva lo interruppe:" Oh grazie, gentile come sempre, ma dovrò farci l'abitudine!" e sorrise. Lui le infilò in mano un cioccolatino dalla carta lucida e disse :" Come preferisci, allora a Lunedì"; lei gli sorrise radiosa e lo vide scomparire dentro la sua auto che partì moooooolto lentamente...quindi osservò meglio quel piccolo cioccolatino. Era morbido, era un Mon cheri.
Restò bloccata, ed in quel momento, se avrebbe potuto, si sarebbe sciolta come burro al sole: quanto era dolce Jack! Prendendo le chiavi riuscì ad aprire il portone di quercia, ed intanto, mentre saliva le scaline a chiocciola che portavano al primo piano, il suo piano, scartò il cioccolatino e lo gustò: era il più buon cioccolatino che avesse mai mangiato, e non solo perchè amava il liquore!
Monday, March 19, 2007
Un Mon cheri può dire tante cose
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2 comments:
Eccomi, Elly, disposta sempre all'ubbidienza!!
Che bella storiella!!! Assomiglia a 3MSC, ma nn è la stessa cosa! E' + personalizzato, migliore... Bravissima!!!!!
Grazie Francesca,gentile come al solito ma in ogni caso ti ripeto che non sei mica costretta!! t.v.b per quello che fai, come preferisci!
p.s lo so che questo capitolo da l'idea di una storia molto sdolcinata, ma non sarà di certo sempre così, è una delle piccole eccezzioni.
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