Saturday, April 28, 2007

Ubriaca


Anna aveva deciso di fare un'intima festicciola, "E' una nostra vittoria personale,dobbiamo festeggiarla insieme, solamente noi due, inseparabili"e così il due Aprile era arrivato. Anna aveva preparato una cenetta indiana, in perfetto stile orientale. Aveva ricoperto parzialmente il pavimento di sottili canne da giunco con degli spessi tappeti dai colori vivaci, comprati a basso prezzo in una bancarella,poi aveva diffuso con cura un leggero incenso speziato, aveva scaricato varie ricette da Internet si era messa a cucinare chicchi di riso speziati e piccanti, con vari piatti di Chilli con carne;per concludere una lieve musichetta di sottofondo. La casa sembrava semi deserta, non c'era nessuno, tranne la loro preziosa amicizia. In quella fresca serata di luna piena avevano fumato qualche sigaretta e bevuto ben tre bicchieri di champagne, e quella sera Eva aveva scoperto a sue spese di essere astemia. In sincerità non le era neanche assai dispiaciuto, fin da bambina non aveva mai adorato l'alcol. Poi i ricordi iniziarono invisibilmente ad affondare nell'oceano del vuoto ed Eva tornò sensibilmente in quel locale sfocato con un fitto bruciore nel capo ed un altro che porveniva dal suo cuore ancora troppo fragile. Lentamente, ancora annebbiata e nauseata dai quei ricordi allungò la mano verso il boccale di vetro già bevuto per metà, ed iniziò a bere di nuovo,con piacere...poi dalle sue labbra emerse una risatina stridula, tesa, strana e pian piano il bordo degli occhi iniziò a lacrimare un pianto tiepido. Vide il viso di Jack, il suo Jack, pensò con piacere lei, avvicinarsi ai suoi occhi,e poi vide la sua mano tremante, fiacca, abbandonarsi su un fianco, il rumore lieve di vetro che s'infrangeva, quasi provenisse da molto lontano e gli occhi chiudersi gravemente , arresi contro quella battaglia inesistente.
Parigi,ore nove e tre minuti.
Un raggio sbarazzino e semi trasparente accarezzò il viso pallido della donna, sistemata tra lenzuola fresche di pulito. I capelli fini sparpagliati pigramente sulla fodera candida, un adorabile piedino che spunta da un lato del letto...La donna socchiude gli occhi umidi, e, riconoscendo di essere nel suo appartamento parigino,sussurra debolmente:"Jack, Jack..."non può averla lasciata sola, non in questo momento critico. Ma poi sente leggeri passetti, i più speranzosi che abbia mai sentito nella sua vita e lo vede, con i capelli spettnati e due folte occhiaie...si siede con cura sul bordo del suo lenzuolo, gli accarezza amorevolmente le ciocche di capelli e poi tira fuori da un sacchettino di carta marrone, (posato sul comodino), un delicato tramezzino, dal profumino invitante. "Eva, è la tua colazione, come stai?". Eva spalanca gli occhi tristemente, riesce a mettersi dritta sulla schiena e, come una tenera bambina ingenua lo abbraccià, iniziando a a singhiozzare sommossamente. "Mi...mmmi disspppiacce!Io nnnon sssapevvo, non ccci pennnssavo, hoo rovvinnnatto tuttttto". "No, Eva, è stato un piccolo incidente, rimediabile, può capitare sai?!". "Mmmma tu eri stato così gentile nell'invitarmi,non abbiamo vvvissto neanche il primo...ho rovinato tutto!".E continuò a bagnare la maglietta di cotone di Jack, cercando di tirare su col naso."Ora riposa con l'animo felice, non hai rovinato niente, sono stato benissimo con te, e,e poi...quei biglietti li avevo vinti!"disse Jack facendola di nuovo sdraiare delicatamente sul materasso, quasi fosse una fragile bambolina di pezza. "non sei bravo a mentire, ma sei così buono!"sussurrò debolmente Eva, per poi ricadere in un leggero sonno più tranquillo.
CONTINUA

Una sola parola: astemia


Jack la prese con delicatezza per mano e la portò sicura su un tavolino, probabilmente già prenotato, ai bordi del palco di legno dove si svolgono gli spettacoli. Eva guardò i morbidi bordi vellutati del sipario ancora chiuso, non doveva mancare molto all'inizio del primo spettacolo. Eva si sedette sulla sua sedia, appena davanti a Jack e notò con un pizzico di irritazione quanto era scomodo quel piccolo tavolino da drink. Un ragazzo dall'aspetto fiacco ma elegante, con una piccola margheritina sull'occhiello si avvicinò cautamente. "I signori vogliono ordinare, prego?". Eva depose la sua mano su quella di Jack e gli sussurrò in un orecchio:"Jack, non ti scordare che io ho cenato, vai sul leggero per piacere"; Jack la guardò divertito e gli sussurrò a sua volta:" Mi credi forse un ingordo?" "No", fu la risposta evasiva di lei. "Garçon,una birra media chiara, con qualche nocciolina e stuzzichino e, per l'incantevole signora..."posò lo sguardo su Eva, "Una birra media chiara"disse Eva quasi di getto, innervosita su quella domanda. Dette tutto d'un tratto, quelle quattro parole sembravano di una semplicità, ma lei stessa non sapeva quanto gli sarebbe costata quel'ordinazione. "Ah...un'ultima cosa garçon, mi potrebbe dire a che ora inizierebbe il primo spettacolo?""Tra un'ora precisa!"rispose lui, voltandosi elegantemente per andarsene. Non aspettarono molto per ricevere, dallo stesso cameriere i due boccali di birra, dal bordo schiumato, e così iniziarono a parlare timidamente. A quanto pare Jack sembrava assai interessato sul suo passato in Italia, ed Eva raccontò senza troppi timori, tralasciando alcuni piccoli particolari, tra cui quello che le faceva più male, la sua amicizia semi-perduta con Anna. Mentre parlava, Eva, lievemente rassicurata da come i minuti passassero tranquilli, iniziò a stuzzicare qualche buccia di pistacchio, assaporare una nocciolina secca, e sorseggiare qualche goccia della sua birra, ben attenta a appiccicarsi tutta la schiuma candida sul contorno delle labbra, Fu quando Jack rimase in silenzio, cercando di scalfire una buccia di pistacchio troppo dura, che un pensiero colpiì, dritto e deciso la mente di Eva, Come se una vocina quasi comica ed imbarazzata le sussurrasse nell'orecchio:"ma mia cara, tu sei astemia!". Ed i ricordi iniziarono ad affiorare, quasi dispiaciuti di farsi ricordare da Eva. Era vero, la saggia,buffa vocina aveva ragione, lei era ASTEMIA! Aveva scoperto di avere questo difettuccio al compleanno di Anna, quando aveva appena compiuto 18 anni... CONTINUA

Al Moulin Rouge


La parte piatta dello specchio, nello spoglio bagno dell'appartamento di Eva sembrava sussurrargli sempre nuovi dubbi invece che rassicurarla. Mentre le sottili lancette dell'orologio nel tinello, che non erano mai andate così veloci, le facevano ricordare sempre di più come Jack sarebbe stato sotto la soglia a momenti..."Capelli sciolti sulle spalle o legati in uno chignon?"domanda tanto semplice quanto impegnativa. Alla fine la donna optò per la seconda opzione, i suoi riflessi chiari erano così più visibili. Si passò con cura una salviettina aromatica tra le mani e si spruzzò qualche goccia di profumo intenso sul collo. Era un campioncino che gli avevano gentilmente offerto in profumeria, lo Chanel n5. Fece appena in tempo ad afferrare la sua borsetta che ecco il campanello suonare, dunque era arrivato. Eva respirò intensamente, era la SUA serata, non si doveva innervosire o sarebbe apparsa goffa, con il piccolo cuore che tremava.
Scese fino al portone dove, Jack, con il suo sorriso gentile la stava aspettando. Un saluto appena sussurrato può dire poco, ma quel bellissimo bocciolo rosso la fece arrossire fino alla punta delle orecchie. La macchina partì lentamente verso il Moulin Rouge, la serata era appena iniziata. Ci vollero circa 20 minuti, passati a darsi discrete occhiate sullo specchietto retrovisiore. "Mmh...Chanel!"esclamò Jack aspirando profondamente con il naso, "E se il mio intuito non mi inganna, è pure il numero cinque!"concluse lui con una punta di malizia. Eva rispose con un altro arrossimento per poi dire:"Jack, siamo arrivati vero?". Un vortice di luci dorate e rosso fuoco li travolse in pieno, entrando nel profondo dei loro occhi...scritte lampeggianti, che vorticavano nel cielo serale e scuro, Eva, leggermente sorpresa in un primo momento sbattè gli occhi...Davanti ai loro visi un imponente edificio dalla forma alquanto particolare li attraee, la scritta rossa a caratteri cubitali dice chiaro e tondo"Moulin Rouge", la ma cosa più buffa è senz'altro il mulino con le quattro pale dorate che poi ha ispirato il nome del locale. "Il mulino rosso!"esclama Eva scendendo dalla macchina. La coppia si avvia verso l'entrata dove una piccola fila ben ordinata fa vedere il proprio biglietto come lasciapassare. Poi è il turno di Jack che a sua volta le mostra i due biglietti di carta, e le due piccole anime entrano in quel che definiscono l'inferno di passione, sentimenti e musica sfrenata. Una musica dal volume troppo alto invade la loro mente, è sfrenata, senza censura, e d'un tratto Eva si vede girare intorno i quattro angoli di quell'immensa sala.
CONTINUA